[...] la Tv è un fatto sociale. Piuttosto "immorale" nelle proprie procedure interne, smemorata, contraffatrice, adescatrice, poco preoccupata delle conseguenze delle sue immagini e quindi dei suoi soggetti, la TV eccelle ciononostante nel fare la morale agli altri, a noi. Essa ci fornisce ogni giorno i buoni e i cattivi. Fatale alle grandi cause, il piccolo schermo è il nostro curato di villaggio, che provvede alla cura pastorale, se non altro gerarchizzando giorno per giorno gli eventi e i personaggi "in rialzo", quindi in vista, e "in ribasso", quindi fuori campo. La scaletta dei programmi scongiura il caos. E' già una toelettatura del disordine ambientale. Il Tg è ancor più rassicurante per il suo gregge: messa a ore fisse, pastore-vedette dal volto familiare, ordine immutabile delle rubriche
Régis Debray, Vita e Morte dell'Immagine
mercoledì 4 maggio 2011
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