sabato 26 ottobre 2013

Delikatessen - Ingeborg Bachmann

Leccornie

Non mi piace più niente.

Dovrei
ornare una metafora
con un fiore di mandorlo?
Crocifiggere la sintassi
su un effetto luce?
Ma chi vuol martoriarsi il cervello
con cose talmente superflue!

Ho imparato la comprensione
tramite vocaboli
che esistono
(per la classe meno privilegiata)

Fame
        Vergogna
                       Lacrime
e
                                   Oscurità

Con i sospiri impuri
mi arrangerò,
con il dubbio
(e persino del dubbio dubito io)
di questa sconfinata miseria,
malattie, costo della vita.

Non trascuro la scrittura,
ma me stessa.
Si sa: gli altri
sanno sostenersi
con le parole.
Io non sono la mia sostenitrice.

Dovrei
far prigioniero un pensiero?
Chiuderlo in una frase che è una cella illuminata?
Cibare l'occhio e l'orecchio
con bocconcini lessicali di prima qualità?
Esplorare la libido di una vocale,
ricercare i valori sentimentali delle consonanti?

O devo,
con la testa esposta alla grandine
e un crampo alla mano,
sotto la pressione di trecento notti,
strappare pagine,
spazzar via bigliettini di opere verbali,
annientando così: io tu e lui lei esso

noi voi?

(Dovrei. Altri dovrebbero.)

Alla mia parte rinuncio.

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